Fotografia naturalistica


Collezione "Fotografi per Natura"

Domenico Ruiu

Obiettivo Aquila

Prefazione di Paolo Fioratti

80 pagine; 

46 foto a col.;

It; ril. 25x23

Prezzo: € 20,50

ISBN 88-86227-40-X

"In questo libro risulta evidente l'impegno e la fatica fisica che hanno accompagnato la raccolta delle sequenze, ma anche le sottili intuizioni che hanno permesso di interpretare i segnali di comportamento e le rarefatte presenze, in un ambiente meravigliosamente scarno, così diverso dalla realtà ridondante di segni superflui cui siamo normalmente abituati. Tutte le immagini di questo libro, oltre la riconosciuta qualità, sono istantanee di momenti eccezionali di indiscussa veridicità e obiettività e come tali hanno anche un preciso valore scientifico. Credo che pochi fotografi, oltre Domenico, possano vantare una così ampia varietà di scatti sull'aquila reale, cosa ancora più difficile in un paese dove vige la legge della doppietta e molti animali sono particolarmente diffidenti." 

(dalla Prefazione di Paolo Fioratti)


Recensioni

Obiettivo Aquila (da "Asferico", n. 15, aprile 2004)

Recensione di Armando Maniciati

È il terzo volume della Collana "Fotografi per Natura". In questo libro, Ruiu, grande protagonista della sua terra, la Sardegna, ci porta a scoprire l'aquila.

Pochi fotografi possono vantare una così ampia varietà di scatti sull'aquila reale, e risulta evidente in questo libro l'impegno e la fatica dell'autore nella raccolta di queste belle immagini, che danno anche testimonianza scientifica del lungo lavoro svolto.

Un racconto per immagini, accompagnato da note tecniche e commenti, capaci di trasmettere l'amore dell'autore per quella straordinaria creatura che è la regina dei cieli. "L'aquila è un'altra cosa… è un'emozione infinita" dice Ruiu.

Stregato da sempre dagli animali, ha comunque una preferenza per i predatori che diventa definitiva con l'aquila, creatura superba, e indiscusso simbolo di infinita libertà.

Obiettivo Aquila (da "Tutti Fotografi", n. 2, febbraio 2004)

Un fotografo alle prese con il più maestoso rapace, l'aquila reale. Tenacia, lunghe attese, potenti teleobiettivi per immagini straordinarie.

Recensione di Maurizio Capobussi

L'aquila è un lampo nero che si tuffa dal cielo, che saetta sulla preda in un attimo. Noi fotografi conosciamo bene la capacità visiva leggendaria di questo predatore ed è nota anche la pubblicità di una celebre ottica Zeiss, relativa all'obiettivo Tessar definito "occhio d'aquila", appunto, per le sue indubitabili doti di alto contrasto, per un'incisività scalpellante. È chiaro: per cacciare con successo, il predatore aquila deve anzitutto sapere vedere bene, anzi benissimo, da molto lontano.

A Domenico Ruiu hanno chiesto più volte perché avesse scelto l'aquila come soggetto. La risposta è stata lapidaria: "Che altro, se non l'aquila?". È la regina dei cieli, è in cima alla piramide evolutiva, è simbolo di forza e nobiltà. È un soggetto difficile da fotografare, ma proprio per questo affascinante.

Abbiamo chiesto a Ruiu di raccontare qualche episodio della sua avventura.

Ho iniziato con una Nikon F2 Photomic, ci ha detto, nell'aprile del 1977, in appostamento. La macchina era dotata di un obiettivo molto noto in casa Nikon, il 300mm f/4.5 ed era caricata con la splendida pellicola Kodachrome 64, una emulsione capace di regalare belle immagini con un minimo di grana. Il luogo era il Supramonte di Oliena, un'area frequentata dai grifoni. L'esca era la carcassa di un vitellino. Speravo di scattare agli avvoltoi, ci ha detto, gli ultimi e sempre minacciati esemplari della Sardegna. Fui deluso quando, invece, mi giunse davanti un'aquila reale, che iniziò a cibarsi. L'ho fotografata rammaricandomi dello scambio. Mi è occorso qualche minuto per rendermi conto che stavo documentando un avvenimento raro: l'insolito pasto di un'aquila su carogna. Sono state le mie prime foto ad un'aquila.

Sono trascorsi vent'anni e l'iniziale interesse di Domenico Ruiu per l'aquila è felicemente sfociato nella pubblicazione di un libro specifico. Si intitola, appunto, Obiettivo Aquila.

"Le foto di Ruiu - scrive Paolo Fioratti nella prefazione del volume - sono spesso istantanee di momenti eccezionali, di indiscussa veridicità e obiettività. E come tali hanno anche un preciso valore scientifico".

Momenti straordinari. L'aquila è una straordinaria veleggiatrice, sa cogliere brezze leggere, rimane facilmente in quota. Per fotografarla al meglio in tali condizioni sono assolutamente indispensabili lunghi teleobiettivi.

Caccia piccoli mammiferi, lepri, gatti selvatici, martore, cinghialetti, piccoli di muflone o di cervo, ricci, anche serpi. Spesso preda i piccoli di volpe. Siamo ad un punto critico: un bersaglio emozionante, una preda d'alta classe, a volte può essere addirittura anche una volpe adulta.

A questo proposito va detto che Domenico Ruiu ha avuto la fortuna, ma dovremmo dire meglio la pazienza e la costanza di infiniti appostamenti, di cogliere proprio un'azione di predazione di questo tipo.

L'aquila adulta che il fotografo stava seguendo ha attaccato con successo una volpe adulta: artigli piantati nelle reni e nel collo, tentativi spasmodici della volpe di mordere il rapace in volo, di difendersi. Nessuno scampo: con un possente battito d'ali l'aquila reale ha avuto la meglio ed ha portato con sé la preda.

Per il fotografo, cogliere l'occasione di scattare una scena di questo genere è già un grande successo. Ma la storia non è finita così rapidamente. Infatti se, come normalmente accade, l'aquila è un maschio, si può avere un'altra occasione di osservazione naturalistica: l'aquila infatti si reca spesso in volo verso la compagna, che attende su una roccia. Deposita la preda, con una cerimonia di scambio, poi riprende il volo e, spesso, inizia a dare spettacolo con uno straordinario volo "a festoni". È un momento eccezionale, che Ruiu ha potuto riprendere e che "celebra" l'avvenuta cattura.

Domenico Ruiu ha scattato scene indimenticabili. Nel momento della predazione vera e propria ha colto il maschio dell'aquila, con la volpe adulta tra gli artigli, riprendendo con una Nikon F-90X equipaggiata con un supertele Nikkor IF-ED 500mm f/4 dotato di moltiplicatore di focale TC14. La pellicola era una Fujichrome 100F, emulsione preziosa per la grana fine e caratterizzata da una "sufficiente" sensibilità.

Poi, ha completato l'opera fotografica riprendendo il volo del rapace, sempre con il 500mm f/4, con pellicola Velvia 50 ISO. Infine, è riuscito a cogliere la femmina su di un posatoio, un alto roccione, con ai piedi la volpe depositata dal maschio, che ha iniziato a volarle davanti. Riprese notevoli, queste ultime effettuate con una Canon EOS 30 caricata con pellicola Velvia 50 ISO ed equipaggiata con l'ottimo zoom Canon 100-400mm f/4.5.

Ecco la solitaria regina del vento. Immagini che raccontano un mondo tenero e selvaggio (da "La Nuova Sardegna", 26 agosto 2003)

Continua l'affascinante viaggio nel mondo dei rapaci tra i monti aspri di una Sardegna sconosciuta.

Recensione di Piero Mannironi

Anche la violenza può nascondere un fascino. E perfino portarsi dentro una crudele poesia. Perché nella natura la violenza ha sempre una sua legittimità: è una forma di necessità, una strategia obbligata di sopravvivenza. E questo fascino lo conosce molto bene Domenico Ruiu, che da anni "cattura" con il suo obiettivo la vita nascosta di un mondo selvaggio e per molti sconosciuto. Dietro ogni suo scatto, ogni sua immagine, c'è un universo ignoto di fatica, di passione, di pazienza e di amore.
Sì, amore. Perché solo l'amore può giustificare e far capire cosa può spingere un uomo ad arrampicarsi su costoni rocciosi, a volte levigati come il vetro, in giorni di sole cattivo o di pioggia. Cosa lo porta a nascondersi tra arbusti e alberi, nell'attesa di catturare un momento magico e fatale della commedia tragica della vita.
Domenico Ruiu, 56 anni, nuorese, ha dedicato il suo ultimo libro fotografico (Obiettivo Aquila - Pubblinova Edizioni Negri) alla regina dei suoi amati rapaci: l'aquila.
"Perché l'aquila? - scrive il naturalista nella sua presentazione - Alla domanda che spesso mi viene posta, non so dare altra risposta dell'ormai rituale: Che altro se non l'aquila?".
E poi continua: "Stregato da sempre dagli animali, tutti, ho comunque una definita preferenza per i predatori. Che diventa definitiva con l'aquila, creatura superba, non a caso regina dei cieli, indiscusso simbolo di altezzosa regalità e infinita libertà". Questo amore dura da più di vent'anni, dalla prima volta che Domenico Ruiu la incontrò sul Supramonte di Oliena. Esattamente il 3 aprile del 1977.
"Le debbo notti insonni, - dice - attese estenuanti, scalate insidiose, timori nascosti, temporali inquietanti, fatiche improbe e frustrazioni frustranti".
E questo amore Domenico Ruiu lo trasmette agli altri con le sue fotografie che sanno suscitare profonde emozioni. Ecco l'aquila scivolare nel vento alla ricerca di una preda; ecco le sue micidiali picchiate verso animali che, per un brevissimo attimo, vedranno solo un'ombra possente prima di avere la consapevolezza della morte; eccola che sale verso il suo nido, nascosto su pareti rocciose inaccessibili, stringendo la preda tra gli artigli. Ma in queste immagini c'è anche l'aspetto più segreto della regina dei cieli. Domenico Ruiu è riuscito infatti a "rubare" momenti di straordinaria tenerezza. Per esempio, quando l'aquila accudisce i suoi pulcini. Oppure ha saputo trasmetterci la magia del gioco, quando il rapace si lascia cullare dal vento, dondolandosi dolcemente. È una scoperta, è un piccolo straordinario viaggio nella vita di una creatura quasi mitica nell'immaginario collettivo. Diventata un simbolo in molte culture.
Domenico Ruiu ci guida anche alla scoperta delle sconosciute geometrie che regolano la vita delle aquile. Cioè le regole che ispirano la loro vita. Per esempio, ecco l'aquilotto, che usa come salvacondotto per la propria sopravvivenza, una striscia di piume bianche che gli attraversa trasversalmente le ali. Grazie a questo segno di riconoscimento, potrà attraversare territori che altrimenti gli sarebbero proibiti, perché terreno di caccia esclusivo di aquile adulte. La sua presenza sarà così tollerata. E lui potrà completare il tirocinio della sua vita di predatore e trovare così il suo regno futuro.
Poi, le crude immagini della caccia. Le inutili fughe di volpi, pernici, lepri e perfino piccoli mufloni. Il rito sanguinoso che si compie con la rapidità della folgore. E infine le regole della "famiglia": il maschio, dopo aver catturato la preda, la offre alla femmina che, appena sazia, cede il pasto al pulcino. Il viaggio continua con il corteggiamento. Con il maschio che offre come dono alla femmina piccole frasche di corbezzolo. Ma anche con il consumarsi delle terribili regole imposte dalla selezione naturale. E così, vicino a immagini di grande dolcezza, ecco immagini che raccontano perfino il fratricidio: quando il pulcino più forte, per sopravvivere, uccide il fratello.
Il miglior tributo alla fatica di Domenico Ruiu lo offre, nella prefazione, Paolo Fioratti, editore e presidente dell'Associazione Fotografi Naturalisti Italiani: "In questo libro risulta evidente l'impegno e la fatica fisica che hanno accompagnato la raccolta delle sequenze, ma anche le sottili intuizioni che hanno permesso di interpretare i segnali di comportamento e le rarefatte presenze, in un ambiente meravigliosamente scarno, così diverso dalla realtà ridondante di segni superflui cui siamo normalmente abituati. Tutte le immagini di questo libro, oltre la riconosciuta qualità, sono istantanee di momenti eccezionali di indiscussa veridicità e obiettività e come tali hanno anche un preciso valore scientifico".
Domenico Ruiu ci ha abituato a regalarci emozioni. Questa volta ci regala un suo sincero e appassionato atto d'amore.

Volando con l'aquila: omaggio a una regina (da "L'Unione Sarda", 26 luglio 2003)

In un volume le eccezionali fotografie di Domenico Ruiu.

Recensione di Angelo Pani

Tutto fa di lei, regina degli immensi spazi che sovrastano foreste e montagne. Le ali, lievi nel seguire le correnti ascensionali, ma pronte a scattare in saettanti picchiate e altrettanto repentine virate. Gli artigli possenti, in grado di ghermire prede della sua stessa mole. Lo sguardo vigile e fiero che trasmette un'immagine di forza e che ne fa, presso tutti i popoli, il simbolo per eccellenza del potere e della regalità. All'aquila, che l'ha stregato nei lunghi appostamenti della sua attività di fotografo naturalista, Domenico Ruiu ha dedicato la sua più recente opera: un libro fotografico dove ha raccolto gli scatti migliori realizzati in più di vent'anni di inappagato corteggiamento.
C'è molto amore in queste pagine disseminate di immagini. Non il compiacimento di chi vuole esibire lo scatto irripetibile. E, se è vero che le immagini parlano, un amore corrisposto. Perché il genere di reportage in cui il fotografo nuorese è maestro non consente fugaci avventure. Per riprendere un'aquila mentre ghermisce la preda non bastano sofisticati corpi macchina, obiettivi ultraincisivi e pellicole in grado di riprodurre le più sottili sfumature di colore. Per cogliere il re dei rapaci mentre si libra in cielo lanciando il suo grido occorre saper volare con lui. Occorre conoscerne le attitudini, essere in grado di valutarne le possibilità, intuirne i limiti. Per poter dialogare con lui attraverso le lenti alla fluorite di una 500 millimetri è indispensabile essere un po' aquila. E se si crea un feeling, se l'uomo nascosto dietro un telo mimetico riesce a connettersi con quel puntino nero che veleggia in quota scrutando le pareti calcaree del monte Corrasi, allora arrivano immagini in grado di trasmettere emozioni anche attraverso le illustrazioni di un libro fresco di stampa.
Con quest'opera (Obiettivo Aquila, Pubblinova Edizioni Negri, 80 pagine, euro 20,50) Domenico Ruiu ha voluto rendere omaggio al rapace che, ammette lui stesso, "mi ha irrimediabilmente stregato". Un incontro nato quasi per caso con un "puntino scuro", che diventa "nell'eternità dell'indimenticabile attimo della picchiata, una formidabile macchina da preda", si è trasformato nel tempo in una costante frequentazione che ha imposto come prezzo "notti insonni, attese estenuanti, scalate insidiose" e frustranti delusioni. Basti la prima delle immagini - l'aquila che vola verso il nido con la preda ghermita tra gli artigli - per capire quanto ne sia valsa la pena.
Ma non è solo il formidabile cacciatore alato quello che Domenico Ruiu è andato a cercare coi lunghi appostamenti nelle montagne di tutta l'Isola. L'immagine dell'aquila che plana verso il nido stringendo tra gli artigli un ramo di leccio è di una bellezza struggente, preludio di una galleria di foto dedicate all'amorevole attenzione che sua maestà rivolge al nido.
Ma quel rapace che sfronda gli alberi per ingrandire con le loro foglie il suo rifugio e che assiste con amorevole sollecitudine la sua prole è lo stesso che strazia le carni di un cucciolo di volpe e assiste impassibile alla morte di uno dei suoi pulcini, sopraffatto dal fratello più robusto. Questo ci dicono le immagini del fotografo nuorese, fedele rappresentazione di una natura che non è crudele ma risponde a precise leggi di necessità.

Inizio pagina | Indice di Collana

Catalogo in PDF | Modulo d'ordine | E-mail

Catalogue in PDF | Order Form | E-mail

Copyright 2006-2014 Pubblinova Edizioni Negri di Sergio Negri

Via D. Alighieri 1/C - Gallarate (Varese) - Part. IVA 01893020121